Svět bez válek a násilí

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Chomsky: lo scudo spaziale è un'arma di attacco

Solidarietà con il popolo tibetano e una soluzione valida per tutta l’umanità

4.4.2008

Di fronte agli eventi di queste settimane in Tibet, le Regionali Umaniste e tutti gli umanisti europei, sudamericani, nordamericani e asiatici condannano la violenza e la repressione sanguinosa da parte del regime della Repubblica Popolare Cinese contro i manifestanti di Lhasa e di molte altre città tibetane.

Siamo di fronte ad eventi analoghi alla repressione violenta scatenata in Birmania contro i monaci buddisti e la popolazione inerme, con morti, feriti e “chiusura” di tutte le vie per l’informazione interna e internazionale.Allo stesso tempo denunciamo la politica degli USA e dei gruppi legati all’industria degli armamenti, vicini al Presidente Bush: costoro fomentano in tutto il mondo, per interessi particolari, azioni di secessionismo e di destabilizzazione tra le popolazioni, cercando di radicarsi nei sentimenti profondi di identità nazionale come in Kossovo, Serbia, Palestina e Israele, o spingono verso una divisione per interessi economici, come succede in Bolivia. Non sarà la voce dei politici interessati alla divisione e allo scontro quella che potrà aprire il futuro in questo difficile momento.La questione fondamentale è la difesa delle radici storiche di ciascun popolo, è il riconoscimento del diritto a praticare le proprie credenze, religione e cultura, ma soprattutto è dare una soluzione diversa e valida come esempio per tutta l’umanità.

La separazione di una nazione o di una regione può avere senso se i codici, le azioni, le intenzioni non vanno verso forme di isolamento o di regressione a modelli antichi, ma verso l’umanizzazione delle relazioni tra i popoli, verso il reale riconoscimento delle diversità, verso la reale integrazione tra le culture, le nazioni e le regioni che vogliono rappresentare le avanguardie nella formazione della Nazione Umana Universale.

Per iniziare un processo realmente nuovo è necessaria la via della nonviolenza,  però ciò ha bisogno di una cultura proiettata verso il futuro, uno sguardo dell’essere umano senza discriminazione fra razze, con uguali opportunità tra umini e donne, senza caste né classi sociali, uno sguardo capace di privilegiare il processo rispetto all’interesse politico immediato.Come umanisti chiediamo ai governi e ai leader delle opposte fazioni di sedersi ad ascoltare le diverse necessità e proposte, di cercare una soluzione differente dalla visione centralista e quella nazionalista: una soluzione con una visione “umanista”.Abbiamo bisogno di nuovi elementi interpretativi per comprendere la complessità dei fenomeni sociali attuali, abbiamo bisogno della pazienza storica per aprire questo dialogo tanto importante ed urgente per tutta l’umanità. Perciò come umanisti, attraverso i Portavoce Regionali od una delegazione internazionale delle regioni (Europa, Nordamerica, Latinoamerica e Asia), ci proponiamo come mediatori culturali tra il governo cinese ed i leaders tibetani.

Senza questo dialogo e questa prospettiva di costruzione, le stesse relazioni internazionali fra Cina, USA, Russia ed Europa ed i loro meschini interessi, potrebbero produrre uno scontro irreversibile.Qui non sono in discussione le Olimpiadi, ma la possibilità di dare una risposta coerente a tutta l’umanità. Siamo qui con umiltà e speranza, insieme a tutti i costruttori di una nuova umanità nonviolenta.

Giorgio Schultze
Portavoce del Nuovo Umanesimo per l’Europa 

Tomás Hirsch
Portavoce del Nuovo Umanesimo per l’America Latina                       

Sudhir Gandotra
Portavoce del Nuovo Umanesimo per l’Asia-Pacifico 

Chris Wells
Portavoce del Nuovo Umanesimo per il Nordamerica


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