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Dal Molin, don Bizzotto in sciopero della fame

23.8.2009 - peace reporter

"A nessuno piace digiunare, neanche a me. Ma quando ci troviamo davanti a situazioni particolarmente gravi, dobbiamo accettare anche comportamenti più impegnativi".

A parlare è don Albino Bizzotto, fondatore dei Beati i Costruttori di pace, che dal 19 agosto, nel silenzio dei media e nell'indifferenza quasi generale della popolazione vicentina, ha cominciato uno sciopero della fame a vicenza, nei pressi del cantiere dove proseguono senza sosta i lavori per la costruzione della nuova base militare Usa 'Dal Molin'.

"Quanto sta avvenendo al Dal Molin è molto grave - spiega il sacerdote, da sempre in prima linea nella militanza solidale, che si tratti di pace, dirtti violati, solidarietà agli immigrati o altro -. In pieno Ferragosto, senza le normali interruzioni per ferie, nella nuova base al Dal Molin continuano a ritmo accelerato i lavori delle imprese che si sono aggiudicate gli appalti con lo scopo di produrre irreversibili fatti compiuti già prima del prossimo autunno".

I lavori per quella che sarà la base di partenza per i militari Usaimpegnati nelle missioni di guerra in Medio Oriente e in Asia avranno un severo impatto ambientale nell'area vicentina, con ripercussioni su tutte le altre province.

La base consumerà quanto 30 mila vicentini consumano annualmente per l'acqua, 20 mila per il gas naturale e 26 mila per l'energia elettrica. Ma l'impatto maggiore sarà quello sulle falde acquifere, come conferma l'ingegnere Eugenio Vivian, che ha elaborato una serie di documenti sulle conseguenze della Dal Molin sul territorio. "Sono state terminate le demolizioni degli edifici dell'ex aeroporto militare - racconta al telefono con PeaceReporter - e si è dato inizio agli scavi per le fondazioni, dove sono stati confitti i pali per la struttura.

Hanno raccontato trionfalmente che invece di pali di 25 metri useranno quelli di 18. Ovvero: non andranno così tanto in profondità come si temeva. Il fatto è che è il risultato è lo stesso. Sono pali di 60 centimetri di larghezza e come abbiamo dimostrato sia io che il direttore del centro idrico di Novoledo, Lorenzo Altissimo, porteranno a un sollevamento della falda acquifera, nella zona aeroportuale, di almeno 40 centimetri.

Il risultato? Lo vedranno gli abitanti che hanno gli appartamenti a ridosso del terreno, che già d'inverno, quando piove, hanno gli scantinati allagati. Quaranta centimentri d'acqua in più e sarà come essere a Venezia nelle loro case. Non parliamo poi dell'altro problema, la costruzione del famoso tunnel sotterraneo a Caldogno e di 3 viadotti per la nuova tangenziale. Non credo che avranno il coraggio di farlo. In quel caso la falda si alzerà di due metri".

Peacereporter.net


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