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„L’oro verde“ dell’Africa per la lotta ai cambiamenti climatici

18.8.2009 - Culture in Movimento

“L’oro verde” dell’Africa per la lotta ai cambiamenti climatici.

mercoledì 22 luglio 2009

E se il surriscaldamento del pianeta potesse essere trasformato in un’occasione di sviluppo per l’Africa?

Se lo chiedono, fornendo qualche risposta, gli autori di un ampio articolo pubblicato dal quotidiano online ‘Les Afriques’, nel quale si sottolinea il ruolo positivo assunto dalle foreste africane nella lotta ai cambiamenti climatici, per la loro funzione di stabilizzazione del suolo in caso di inondazioni e perché svolgono funzioni di ‘vere e proprie spugne’ in grado di trattenere l’acqua.

L’analisi insiste anche sul loro contributo fondamentale nello stoccaggio di CO2, citando in particolare il bacino del fiume Congo con 200 milioni di ettari di foreste - secondo polmone verde del pianeta dopo l’Amazzonia – e il parco nazionale Masoala, in Madagascar, un paese che produce ogni anno 44 milioni di tonnellate di CO2 mentre Londra da sola ne emette 53 milioni.

Questi dati – sottolineano gli autori dell’articolo – sono emblematici dello squilibrio ambientale planetario tra paesi inquinanti e non inquinanti, tra quelli che producono biomassa in quantità significative e quelli che subiscono pesantemente gli effetti delle emissioni nocive.

La conclusione è che la biodiversità e l’ecosistema del continente costituiscono un’immensa ricchezza in grado di sviluppare un vero ‘green business’, un serbatoio di ‘impieghi verdi’ e di nuove imprese ecosostenibili capaci di garantire guadagni preziosi per nazioni, popolazioni e gruppi oggi tra i più poveri del pianeta.

In questa prospettiva, i pareri raccolti nell’analisi di ‘Les Afriques’ vanno tutti in una direzione: procedere a una valutazione economica più precisa del ruolo delle foreste africane nello stoccaggio di diossido di carbonio e inserire il relativo ‘valore ecologico’ in un paniere che ristabilisca un’equità tra paesi poveri produttori di materie prime (il legno per esempio) e quelli del Nord che trasformano le materie prime arricchendosi.

“A pieno regime, la protezione e la valorizzazione della biodiversità africana – afferma Achim Steiner, direttore del Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente, citato da ‘Les Afriques – creerà nuovi posti di lavoro per i ricercatori, i giovani laureati africani in biologia, in economia e sul terreno per le popolazioni rurali che usufruiranno della nascita di nuove professionalità strettamente legate all’ambiente”.

Ad ogni modo, secondo ‘Les Afriques’, il contributo del continente nella salvaguardia di un bene comune all’umanità andrà compensato in termini non soltanto economici, ma anche tecnologici, scientifici e alimentari, visto che l’Africa dovrà rinunciare ad alcune attività agricole per mantenere intatte le riserve forestali a vantaggio del mondo intero.

Fonte: www.internationalia.net

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