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Chomsky: lo scudo spaziale è un'arma di attacco

SCUDO SPAZIALE - Noi e lo Scudo Usa - Pacifisti alla ceca

7.4.2009 - di Jacopo Storni

Accolto dal presidente Havel, è giunto a Praga il presidente degli Usa Obama che oggi davanti a 30mila persone parlerà di mondo senza armi nucleari. E (forse) senza il sistema anti-missile Viaggio a Brdy, dove dovrebbe sorgere il mega radar Usa Tra i cittadini che si oppongono e le pressioni del governo.

Miloslav Cejka ha quasi ottant'anni. È nato e cresciuto a Zabehla, sperduto paesino dei colli Brdy, nelle campagne intorno a Praga. Nel 1939 l'esercito tedesco ha cacciato tutti gli abitanti della zona per edificare un'immensa zona militare. La casa e il terreno di Miloslav furono brutalmente espropriati. Con la sconfitta dei nazisti, nel 1945 Miloslav ha sperato di poter far ritorno nella sua terra d'origine, ma la vasta area militare, anziché essere smantellata, è passata in mano ai russi. Con la fine della guerra fredda, la Rivoluzione di velluto riaccese la fiducia. Le parole del presidente ceco Havel, il primo dopo la caduta del socialismo reale, furono rincuoranti: «Adesso non entreranno più militari nel nostro paese. Non vogliamo che i nostri nipoti debbano eseguire gli ordini di ufficiali stranieri». Ma ebbero vita breve. Oggi Havel è a favore dello Scudo voluto da Bush e un'altra potenza straniera incombe sulla vita di Miloslav e degli altri migliaia di abitanti di Brdy.

È qui che dovrebbe sorgere il colossale scudo spaziale Usa, il granitico radar in grado di intercettare i missili nemici sia nella fase di lancio che in quelle intermedia e terminale.

Miloslav non ci sta: «La presenza militare americana, anziché rassicurarci, ci desta preoccupazione. Qualora si scatenasse una guerra ad ampio raggio che coinvolga gli Stati Uniti, le ricadute su questo luogo potrebbero essere catastrofiche. Questa zona sarebbe la prima ad essere attaccata e rischiamo di rimetterci la pelle. Non vogliamo che gli altri decidano per noi senza di noi, è sempre stato così da oltre cinquanta anni e adesso ci siamo davvero stancati. Non vogliamo più militari in casa nostra».

Miloslav è un nostalgico. Con le sue mani tremanti accarezza le foto del suo paese di nascita, della sua scuola, della sua casa, delle strade che oggi sono cadute nel dimenticatoio, circondate da vegetazione selvaggia e filo spinato. Insieme alle foto dei ricordi, Miloslav sfoglia una mole infinita di fogli. Il tavolo su cui si appoggia trabocca di documenti, mappe e interviste che riportano informazioni dettagliate sullo scudo. «Il governo ha eseguito degli studi secondo i quali gli effetti del radar non sono nocivi alla salute umana - borbotta - Tuttavia molti esperti del settore hanno affermato che i dati presentati dall'amministrazione ceca sono stati appositamente falsati per rassicurare la popolazione. In realtà, gli effetti nocivi per la salute sono tutt'altro che irrilevanti e le radiazioni che lo strumento emette danneggerebbero, oltre che la flora e la fauna circostante, anche gli esseri umani».

Per i cittadini di Brdy non c'è pace. La loro esistenza - tra spensieratezza e vita di campagna - è la perfetta antitesi delle subdole e nevrotiche tattiche geostrategiche che li circondano da sempre. Sono impotenti sul loro destino, minuscole formiche schiacciate dalla zampa dell'elefante di turno, burattini in mano ai giochi di potere delle grandi forze internazionali. Cerny, un anziano abitante di Prikosice, uno dei paesini di Brdy, farà di tutto per opporsi allo scudo: «Mi legherò a un albero o mi stenderò di fronte alle macchine di costruzione - dice con la rabbia negli occhi - Dovranno passare sul mio corpo e su quello di molti miei amici se vorranno realizzare questo stupido radar. Ho riferito anche al vicepremier Vondra la mia netta e decisa posizione, ma non ha battuto ciglio. Il nostro governo non ci rappresenta, ha tradito la nostra fiducia». Certo, ora il governo del premier Mirek Topolanek è stato sfiduciato dal parlamento. Ma la preoccupazione resta.

A pensarla come lui ci sono tutti gli abitanti della zona. Il referendum indetto dalle istituzioni locali parla chiaro: il 95% degli abitanti dei colli Brdy (affluenza al voto 80%) non vuole lo scudo spaziale sopra le proprie teste. Anche a livello nazionale la linea è la stessa: i sondaggi dimostrano che il 70% dei cechi non vuole basi né truppe straniere nel proprio paese. Nonostante questo, il governo della Repubblica Ceca, guidato dalla coalizione di centrodestra di Topolanek, ha sempre negoziato e appoggiato l'amministrazione Bush in questa decisione.

«Siamo sicuri che il governo è stato comprato dall'amministrazione Bush con una miniera di dollari - dicono gli abitanti di Brdy - altrimenti questo atteggiamento così antipopolare e antidemocratico sarebbe totalmente inspiegabile». «Il nostro vicepremier è un uomo della Cia?» si chiede con sarcasmo Jan Tamas del Partito Umanista, portavoce del Movimento non violento contro le basi. Al fine di influenzare la popolazione, il governo di Topolanek ha riversato sui comuni che si dichiarano a favore del radar un'ingente quantità di finanziamenti per lo sviluppo delle attività scolastiche, l'edificazione di nuovi appartamenti, la ristrutturazione di monumenti e tanto altro ancora. Gli abitanti di Brdy rispondono che il governo comunque fornisce ai comuni della loro zona un decimo dei finanziamenti rispetto alla media nazionale.La pressione psicologica influisce anche su alcune importanti aziende e imprenditori. In uno degli appuntamenti con i residenti di Brdy abbiamo incontrato Miluse.

«A questo incontro avrebbe dovuto partecipare anche mia figlia, ma alla fine ha deciso di non venire, non voleva mettere a repentaglio il suo posto di lavoro in una nota azienda della zona», dice. «Alcuni imprenditori comprati dal governo ti fanno intendere tra le righe che, se prendi una ferrea posizione contro lo scudo, potresti anche rischiare il posto di lavoro».

Un altro cavallo di battaglia del governo ceco per invertire l'opinione pubblica è stata la prepotente censura mediatica. L'argomento scudo spaziale è stato finora affrontato soltanto in termini positivi, come «strumento necessario per la sicurezza del paese, dell'Europa e di tutte le democrazie». Il dissenso dei cittadini cechi è totalmente oscurato. La conferma è arrivata a fine marzo, quando una delegazione di 130 abitanti, sindaci e attivisti cechi si è recata al Parlamento europeo di Bruxelles per un incontro con alcuni europarlamentari. L'evento, di portata storica per la Repubblica Ceca, non ha avuto nessuna eco sui giornali, tanto meno in tv e nelle radio. Nel paese, l'ombra del potere governativo aleggia su gran parte dei principali mass media e il controllo dell'informazione è piuttosto ampio e preoccupante.

«Sembra di essere tornati ai tempi del regime "comunista" di Husak - ripete fino allo spasimo Artur - Non c'è nessun presupposto per far sorgere uno strumento di violenza». Uno strumento che, per usare le parole dell'autorevole analista internazionale Lawrence Kaplan, «serve a conservare la capacità americana di esercitare il potere all'estero. Non riguarda la difesa, è un'arma di offesa ed è per questo che gli Stati Uniti ne hanno bisogno».

Ad animare la fiducia degli abitanti di Brdy c'è Jiri. Abita nel piccolo villaggio di Trokavec, la sua abitazione è quella più vicina al luogo incriminato. Nonostante il divieto di entrare nella zona militare, Jiri ha sempre valicato quotidianamente il confine legale per osservare più da vicino gli sviluppi delle operazioni. Dopo aver «spiato» per due anni gli imponenti movimenti di macchinari, gru, automobili, camion e attrezzature militari, Jiri ha notato che da quasi due mesi i lavori hanno subito una brusca interruzione. Per i cittadini della zona è un segno: tra speranza e illusione, sono giunti alla conclusione che i lavori si siano bloccati in concomitanza con l'elezione di Obama, che potrebbe non procedere alla costruzione dello scudo. Gli umani indifesi di Brdy sognano, ma la geostrategia internazionale parla un linguaggio completamente diverso, spietato, e che non lascia spazio ai sogni.

di Jacopo Storni - BRDY

SCUDO SPAZIALE - Noi e lo Scudo Usa - Pacifisti alla ceca

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