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Chomsky: lo scudo spaziale è un'arma di attacco

Preghiera di Obama

9.2.2009 - Barack Obama
Obama Speech at National Prayer Breakfast in Washington, D.C.

LA MIA SPERANZA, LA MIA PREGHIERA.

Note del Presidente Barack Obama alla colazione di preghiera nazionale.
Giovedì 05 Febbraio 2009, Washington, DC

Buon giorno. Vorrei ringraziarvi tutti per questa occasione, ringrazio i Rappresentanti Heath shuler e Vernon Ehlers. Vorrei ringraziare anche Tony Blair per essere qui oggi, come anche il nostro vice presidente, Joe Biden, i membri di Gabinetto, i membri del Congresso, i leader religiosi, gli amici, e i dignitari da tutto il mondo.

Michelle ed io siamo onorati nell’unirci in preghiera con voi questa mattina. Io so che questo evento ha una lunga storia qui a Washington, e la fede ha sempre avuto un forza trainante nella vita della nostra famiglia, così ci sentiamo a nostro agio qui, e speriamo di continuare questa tradizione per tutto il tempo della nostra permanenza.

Mi e’ stato detto che questa tradizione risale a molto tempo fa’ ed ebbe inizio nella città di Seattle.

Eravamo all’apice, della Grande Depressione, e la maggior parte della popolazione rimase senza lavoro. Molti caddero in povertà, altri persero tutto.

I leaders della Comunità fecero tutto cio’ che poterono per quelli che fra loro caddero in disgrazia.

Così decisero di fare qualcosa di più: pregarono. Non importava a quale partito o religione essi appartenessero. Una mattina, semplicemente si riunirono come fratelli e sorelle per condividere un pasto e parlare con Dio.

Molto presto queste colazioni fecero la loro apparizione in tutta Seattle, per poi diffondersi nelle città e cittadine di tutta l’America, fino ad arrivare a Washington. Qualche tempo dopo il Presidente Eisenhower chiese a un gruppo di Senatori se potesse unirsi alla loro colazione di preghiera, divenne così un evento nazionale. Così oggi, vedendo presidenti e dignitari da tutto il mondo, mi viene da pensare che questa sia una di quelle rare occasioni che portano ancora una volta il mondo insieme in un momento di pace e di buona volontà.

Ho evocato il ricordo di questa storia perché troppo spesso, abbiamo visto la fede manovrata come uno strumento per dividerci gli uni dagli altri , come una scusa per predicare il pregiudizio e l’intolleranza.

Si sono fatte guerre. Si sono trucidati innocenti. Per secoli, intere religioni sono state perseguitate, tutte nel nome di una giustizia vagamente percepita.

Non c’e’ alcun dubbio che per la stessa natura della parola fede, il significato di alcune delle nostre credenze non sarà più lo stesso.

Leggiamo da testi differenti. Seguiamo differenti editti. Noi tutti condividiamo resoconti differenti su come siamo arrivati fin qui e dove andremo a finire, mentre altri non condividono nessun tipo di fede.

Ma non importa cio’ che scegliamo di credere, ricordiamoci che non esiste nessuna religione il cui dogma principale sia l’odio. Non esiste nessun Dio che perdoni chi toglie la vita ad un essere umano innocente. Questo lo sappiamo.

Sappiamo anche che qualunque siano le nostre differenze, esiste una legge che tiene unite tutte le grandi religioni. Gesù ci disse di “amare il prossimo come se stessi” La Torah ordina, “ Non trasmettere l’odio ad alcuno” Nell’Islam c’e’ un detto che dice “ Nessuno di voi e’ un vero credente fino a quando non desidera per il proprio fratello cio’ che di meglio desidera per se stesso” E lo stesso vale per i Buddisti e gli Induisti, per i seguaci di Confucio e per gli Umanisti.

E’, ovviamente, la Regola d’Oro, la vocazione per amare il prossimo, per capire l’altro, per trattare con dignità e rispetto coloro con i quali condividiamo un breve tempo su questa Terra.

E’ un’antica regola, una regola semplice, ma anche una delle più impegnative. Ci chiede di trattare gli altri come vorremmo essere trattati. A volte ci chiede di riconciliarci con i nemici più acerrimi o risolvere delle antiche ostilità. E tutto questo, richiede un atto di fede vivido e permanente. Ci richiede non soltanto di credere,.. ma di fare, ..di dare una parte di noi stessi affinché altri e questo nostro stesso mondo ne possano trarre beneficio.

In questo modo, quella particolare fede che sprona ognuno di noi può incoraggiare i nostri migliori sentimenti.

Cosi,’ invece di dividerci, differenti credenze, possono avvicinarci per dare cibo agli affamati e confortare chi e’ afflitto. Portare la pace dove regna il conflitto e ricostruire cio’ che e’ stato distrutto, per tirare su il morale a coloro colpiti dai tempi duri.

Questa non e’ soltanto una chiamata come uomini di fede, ma un nostro dovere come cittadini Americani, e sarà l’intenzione dell’Ufficio della Casa Bianca basato su un atto di fede, e delle vicine associazioni che sto annunciando qui oggi.

L’obbiettivo di questo ufficio non sarà di favorire l’uno o l’altro gruppo religioso, o addirittura gruppi religiosi a dispetto di quelli laici. Sarà semplicemente quello di lavorare per conto di quelle organizzazioni che vogliono lavorare nel nome delle nostre comunità, e farlo senza offuscare quella linea che i nostri padri fondatori hanno saggiamente posto come limite tra stato e chiesa. Questo lavoro e’ importante perché che siano I gruppi laici ad informare le famiglie che dovranno far fronte la perdita dei propri mutui ipotecari, o i gruppi di fede che provvedono alla preparazione di chi cerca lavoro, solo pochissimi sono più vicini a cio’ che succede nelle nostre strade e nei nostri distretti più di queste organizzazioni. La gente si fida di loro. Le Comunità dipendono da loro. E noi le aiuteremo.

Raggiungeremo un accordo con I leaders e gli studiosi (eruditi, umanisti) di tutto il mondo per incoraggiare un dialogo più produttivo e pacifico basato sulla fede. Non mi aspetto che le divisioni spariscano in una notte, neanche credo che I conflitti di lunga data si dissolvano improvvisamente. Credo però che se possiamo dialogare gli uni con gli altri in modo aperto e onesto, allora forse, i contrasti di vecchia data andranno verso una risoluzione e un nuovo tipo di collaborazione avrà luogo. In un mondo che rimpicciolisce ogni giorno, forse possiamo iniziare ad eliminare le forze distruttive del fanatismo e dare spazio alle qualità guaritrici della comprensione.

Questa e’ la mia speranza. Questa e’ la mia preghiera.

Io credo che queste cose buone siano possibili perché la mia fede mi insegna che tutto e’ possibile, ma lo credo anche da cio’ che ho visto e vissuto.

Non sono cresciuto in un ambito familiare particolarmente religioso. Ho avuto un padre nato come Mussulmano che divenne poi ateo, dei nonni che erano dei Metodisti e Battisti non praticanti, e una madre scettica a tutte le religioni organizzate, nonostante fosse la persona più gentile, e più spirituale che abbia mai conosciuto. Lei era colei che mi ha insegnato ad amare sin da bambino, a capire, e a trattare gli altri come avrei voluto essere trattato.

Non diventai Cristiano fino a diversi anni dopo, quando mi trasferii a sud di Chicago subito dopo il college. Successe non a causa di un indottrinamento o per una improvvisa rivelazione, ma perché passai mese dopo mese lavorando con la gente della chiesa che volevano semplicemente aiutare I loro vicini meno fortunati, aldilà del loro apparente aspetto, provenienza o fede religiosa. E’ stato allora in quelle strade, in quei vicinati, che ho sentito chiamare in me per la prima volta lo spirito di Dio. E’ stato allora che mi sono sentito chiamato per un fine superiore. Il Suo fine.

In forme e modi differenti, e’ quello stesso spirito e la sensazione di un disegno superiore che attirò amici e vicini a quella prima colazione di preghiera a Seattle tanti anni fa’, in un periodo altrettanto difficile per la nostra nazione. E’ questo che ha guidato amici e vicini dalle innumerevoli fedi e nazionalità ad essere qui oggi.

Siamo venuti per spezzare il pane e ringraziare e per cercare direzione, ma siamo qui anche per rinnovarci nella missione di amore e di atti utili che giacciono nel cuore di tutta l’umanità. Come S. Agostino disse una volta, “ Prega come se tutto dipendesse da Dio. Lavora come se tutto dipendesse da te.”

Così lasciateci pregare insieme in questa mattina di febbraio, ma lasciateci anche lavorare insieme nei prossimi giorni e prossimi mesi che ci aspettano. Perché e’ solo attraverso la lotta e lo sforzo comune, come fratelli e sorelle, che porteremo a termine il nostro più alto scopo come adorati figli di Dio. Vi chiedo di unirvi a me in questo sforzo, e vi chiedo inoltre di pregare per me, per la mia famiglia, e per un continuo perfezionamento di questa nostra unione.

Grazie.


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