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L'Onda chiede verità e giustizia per i fatti di piazza Navona

21.11.2008 - CARTA - www.carta.org

Questi studenti «dell’onda» anomali lo sono proprio, a cominciare dal linguaggio che usano.
Questa mattina, in una affollatissima conferenza stampa indetta in fretta e furia per dire la loro dopo che si era avuta la notizia dei quindici studenti del movimento indagati per «i fatti di piazza Navona» alla facoltà di scienze politiche della Sapienza, una studentessa della Sapienza e uno del liceo Albertelli hanno ricostruito quella mattina del 29 ottobre con parole che un tempo sarebbero suonate incredibili: «inusitata» violenza quella che hanno subito, carattere «pacifista» della loro lotta.

Erano le ultime ore prima dell’approvazione del decreto Gemini e migliaia di studenti si erano dati appuntamento, quel mercoledì 29, nelle immediate vicinanze del senato. Già alle 9 del mattino, gli studenti dei licei, più mattinieri dei loro colleghi universitari, avevano avuto sentore delle manovre di Blocco studentesco per guadagnare la testa degli studenti che aumentavano di minuto in minuto. Non passa un’ora e da un camioncino bianco dei manifestanti di destra spuntano manganelli fasciati con i tricolori. In mano, le cinghie dei pantaloni con le quali cominciano a menare frustate a destra e a manca su ragazzini spaventati e increduli.

È questo il succo del racconto dalla voce stessa dei testimoni e, se non bastasse, ci sono fotografie, filmati televisivi e molte altre testimonianze. Niente da fare, per i giudici, i quindici individuati sono colpevoli di rissa, lesioni e adunata sediziosa. Anche ventuno manifestanti di destra sono accusati dei medesimi reati, a confermare un teorema piccolo piccolo e molto abusato che chiama in campo gli «opposti estremismi»: tutti colpevoli allo stesso modo, quelli che hanno picchiato, rincorso, minacciato e fatto del male e quelli che si sono difesi.

Si arriva perfino al paradosso di aver infilato nel calderone dei «rei» anche un consigliere provinciale, Gianluca Peciola, sebbene quella mattina sia stato più volte fotografato con il documento di riconoscimento in mano mentre dialoga con le forze dell’ordine.

«Apprendiamo increduli dell’apertura di un’indagine nei confronti del consigliere provinciale della Sinistra arcobaleno Gianluca Peciola, già Assessore del Municipio Roma XI, e di circa 15 studenti, colpevoli di aver provato a difendersi a piazza Navona da una aggressione squadrista di stampo neofascista, preparata ad arte con mazze e bastoni al seguito», ha subito detto il presidente del Municipio Roma XI, Andrea Catarci». Aggiungendo che il suo municipio aveva già espresso la propria solidarietà con un atto del consiglio. A lui si sono aggiunti i consiglieri regionali del Prc, l’assessore al lavoro alla Provincia di Roma e molti altri.

Si respira un’aria di Genova, nell’aula di scienze politiche: un bisogno di verità e giustizia e, allo stesso tempo, una profonda indignazione per le falsità e l’uso strumentale che di loro fa la politica. Non si sentono esortazioni antiche contro il «camerata basco nero», non c’è odio ma neppure paura, dicono, sebbene il riferimento all’antifascismo sia netto e elemento costituente dell’onda.

Gli studenti sono attenti ad ascoltare e vogliono capire perché quindici di loro, alcuni dei quali quel giorno neppure erano in piazza Navona, sono stati denunciati e chiamano «il mondo della cultura» e quello democratico a restituire la verità producendo documentazione, fotografie, testimonianze.

Ricordano il manipolo di destra che occupò la redazione di «Chi l’ha visto» e avevano invitato alla conferenza stampa Curzio Maltese di Repubblica perché ripetesse quello che quel giorno vide e scrisse.

«L’unica adunata sediziosa – hanno detto – di cui siamo accusati è stata compiuta dai fascisti. Il nostro movimento – hanno voluto sottolineare con orgoglio – non può essere equiparato a chi picchia gli studenti per strada».

http://www.carta.org/campagne/beni+comuni/conoscenza/no+gelmini/15868


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