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Chomsky: lo scudo spaziale è un'arma di attacco

Jean Ziegler: L'impero della vergogna

28.10.2008

«Allo stato attuale la produzione agricola mondiale potrebbe facilmente sfamare 12 miliardi di persone. Da un altro punto di vista, si potrebbe equivalentemente dire che ogni bambino che muore per denutrizione oggi è di fatto ucciso».

Jean Ziegler (Thun, Svizzera, 19 aprile 1934).

È autore di numerosi saggi sui temi della povertà e sugli abusi e le storture dei sistemi finanziari internazionali.

Oggi ricopre la carica di Relatore speciale sul diritto all'alimentazione per la Commissione sui diritti dell'uomo delle Nazioni Unite.

È professore di sociologia presso l'Università di Ginevra e l'università Sorbona di Parigi.

"Nelle favelas del nord del Brasile, capita alle madri, la sera, di mettere dell'acqua nella pentola e di infilarci delle pietre.

Ai loro figli che piangono per la fame, spiegano che “presto la cena sarà pronta...”, sperando che nel frattempo i ragazzi si addormentino.

Provi a misurare la vergogna provata da una madre davanti ai suoi figli vittime della fame e che lei è incapace di nutrire.

L'ordine omicida del mondo – che uccide attraverso la fame e l'epidemia 100.000 persone al giorno – non provoca solamente la vergogna tra le sue vittime, ma anche fra di noi, occidentali, bianchi, dominatori, che siamo i complici di questa ecatombe, coscienti, informati e, tuttavia, silenziosi, vigliacchi e paralizzati.

L'impero della vergogna? Ecco ciò che potrebbe essere questo impero generalizzato del sentimento di vergogna provocato dall'inumanità dell'ordine mondiale. Infatti esso rappresenta l'impero delle multinazionali private, dirette dai cosmocrati (cosmocrates).

Le 500 più potenti tra queste l'anno scorso  hanno controllato il 52% del prodotto mondiale lordo, ossia di tutta la ricchezza prodotta sul pianeta."

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"Il caso della nascita è ancora più misterioso di quello della morte. Perchè sono nato in Europa? Bianco? Ben nutrito? Dotato di diritti? Destinato ad una vita libera, relativamente autonoma e al riparo dalla tortura? Perchè io e non il minatore della Colombia dal ventre pieno di vermi, il cabloclo del Pernambuco, la donna bengalese di Chittagong dal volto sfigurato dall’acido?

Prima che quest’anno termini, trentasei milioni di esseri umani saranno morti tra atroci sofferenze per la fame o le malattie connesse alla fame.

Per mancanza di medicine, altre decine di milioni di persone saranno martoriate da epidemie che la scienza medica ha sconfitto da tempo.

L’acqua inquinata avrà sterminato nove milioni di bambini sotto i dieci anni. L’habitat insalubre, i ratti, la disperazione, la sporcizia avranno reso la vita intollerabile a milioni di madri di famiglia, dalle smokey mountains di Manila alle calampas di LIma, dalle bidonvilles di Dacca alle favelas della Baixada fluminense di Rio de Janeiro.

La disoccupazione e l’angoscia per il domani avranno distrutto la dignità di centinaia di migliaia di padri di famiglia di Ulan-Bator e di Soweto.

Perchè loro e non io?

Ognuna di queste vittime potrebbe essere mia moglie, mio figlio, mia madre, un amico, esseri che fanno parte della mia vita e che amo.

Queste persone massacrate a decine di milioni ogni anno sono le vittime di quelle che Babeuf chiama “Leggi barbare”.

E nulla, se non il caso della nascita, mi separa da questi martiri.

La distruzione dell’ordine cannibale del mondo è affidata ai popoli. La guerra per la giustizia sociale planetaria appartiene al futuro.

Di che cosa saranno fatte le sue vittorie e le sue sconfitte? Nessuno oggi conosce le risposte.

Tuttavia sono convinto di una cosa.

Tutte le future lotte faranno eco a questo appello di Babeuf, il capo della congiura degli uguali, che salì sanguinante sul patibolo il 27 maggio 1797:

“E’ ora di cominciare a discutere la famosa questione dell’uguaglianza e della povertà!

Che il popolo rovesci tutte le antiche e barbare istituzioni! Che la guerra del ricco contro il povero cessi di avere la caratteristica per cui tutta l’audacia è da una parte e tutta la bassezza dall’altra!

Si, lo ripeto, abbiamo raggiunto il culmine di tutti i mali, non può andare peggio. Non si può modificare la situazione se non con un rovesciamento totale.

Non perdiamo di vista lo scopo della società: la felicità comune. E dopo mille anni, cambiamo queste leggi barbare.”

L'impero della vergogna di Jean Ziegler

Marco Tropea Editore


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