Chomsky: lo scudo spaziale è un'arma di attacco
Articolo su "Il Manifesto": Da Praga al Flaminio, proteste contro lo «scudo»
In sciopero della fame da una settimana, a Roma, contro lo «scudo spaziale» Usa nella Repubblica Ceca. Appello a Napolitano
Quarant'anni fa i carri armati sovietici mettevano fine a quella che è passata alla storia coma la primavera di Praga, oggi uno scudo spaziale progettato dagli Stati uniti la fa rivivere, a soli vent'anni dal crollo del comunismo.
Contro l'installazione della base spaziale americana infatti è nato un movimento di protesta. L'opposizione è forte e i sondaggi parlano chiaro: i 2/3 della popolazione ceca sono contro il progetto. Il governo di Praga tra l'altro conta su una maggioranza risicata, anche grazie a due transfughi socialdemocratici e all'inaspettato puntello dei Verdi.
Punto focale della protesta ora è lo sciopero della fame cominciato il 13 maggio dal leader del partito umanista ceco Jan Tamas insieme a Jan Bednar, che da oltre due anni si battono perché sia convocato un referendum tra i cittadini sull'istallazione dello scudo spaziale. E oggi non sono soli, perché il loro movimento di protesta miete adesioni in tutto il mondo.
A Roma, a Piazzale Flaminio, incontriamo Federica Fratini, una giovane ricercatrice, portavoce dell'associazione umanista «Mondo senza guerre», che ha risposto all'appello lanciato da Praga iniziando uno sciopero della fame il 19 maggio insieme a Isabel Torres. Federica e Isabel sono molto deboli ma non hanno alcuna intenzione di arrendersi.
«Abbiamo risposto a questa richiesta di aiuto che viene dalla Rep.Ceca», spiega Federica, «perché quello che sta accadendo non è solo un problema della repubblica Ceca ma riguarda tutti gli stati europei». Il presidio del Flaminio non è unico, «a Trieste Dino Mancarella ha iniziato lo sciopero una settimana fa. Mentre a Milano, Torino e Formia stanno facendo scioperi della fame a staffetta, due giorni per uno. Anche in altre città europee, da Londra a Berlino, Parigi e Bruxelles, attraverso presidi permanenti e gesti estremi come questi l'Europa si mobilita».
Il progetto di Nmd (sistema missilistico nazionale) degli Stati uniti, aggiunge la ricercatrice, «è molto complesso, prevede la produzione di nuove armi e l'installazione di basi militari americane in diversi punti del pianeta. Il primo passo è l'installazione di un radar in Repubblica Ceca e di una base con missili intercettori in Polonia. E' una sistema estremamente pericoloso politicamente, come dimostrano le recenti tensioni con la Russia».
Il presidio di protesta del Flaminio a Roma, e del resto le proteste praghesi, non hanno ricevuto grande attenzione dei media. Per questo oggi Federica Fratini, insieme a un altro esponente di «Mondo senza guerre», andranno al Quirinale per consegnare una lettera al presidente Giorgio Napolitano: chiederanno che intervenga «affinché si ponga attenzione alla protesta dilagata in Europa contro il progetto di scudo stellare in Repubblica ceca».
E' un movimento europeo, senza dubbio. «Giornalisti , premi Nobel e uomini politici si stanno pronunciando; persone come Chomsky, Gorbaciov e membri del Congresso americano, affermano che tutto questo rischia di trasformare l'Europa in un bersaglio nucleare e non credono affatto che si tratti di un sistema di difesa, anzi è il contrario».
L'Italia nel 2007, è entrata nel programma dello scudo anti missile che gli Usa vogliono estendere all'Europa: l'accordo è stato concluso in segreto, a renderlo pubblico per primo non è stato il governo Prodi ma gli Stati Uniti il 27 marzo 2007 e solo il 12 aprile 2007 il governo italiano lo ha confermato.
L'accordo si tradurrà in Italia in una ulteriore militarizzazione della ricerca, a scapito di quella civile, e un ulteriore aumento della spesa militare italiana, già al settimo posto su scala mondiale.
«L'idea che la scienza venga utilizzata per scopi militari, è raccapricciante», continua Federica. «Io sono una ricercatrice, mi occupo di biologia molecolare per scopi terapeutici e vedere che concentriamo le nostre capacità, come società umana, verso la distruzione anziché al benessere è inaccettabile , specie se lo si fa con i fondi pubblici. Per questo saremo promotori anche di una campagna fiscale, perché le tasse servono a migliorare la qualità della vita non a renderci più insicuri».
Le condizioni di salute di Jan Bednar e Jan Tamas, al 13 giorno di digiuno, si stanno intanto aggravando giorno dopo giorno. Jan Bednar, tuttavia, ha deciso di andare avanti perché, dice, «ne il governo ceco né quelli europei hanno dato alcun segnale di voler aprire il dialogo».
Aneta Carreri
Roma
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