Chomsky: lo scudo spaziale è un'arma di attacco
Situazione politica in Bolivia

Senatore Gastón Cornejo Bascopé
Cara Juanita Pérez Montero del Movimento Umanista Mondiale.
un abbraccio affettuoso.
Passo a fornirti alcuni dettagli sul delicato momento attuale.
Non so se potrò inviarti il power point della mia conferenza, preparato per un Seminario sull'Integrazione Latinoamericana organizzato dal Parlamento Andino a Cochabamba, lavoro che contiene una buona parte delle risposte che chiedi. Cercherò di inviartelo, anche se è pesante per le immagini che contiene e forse non ti arriverà in tempo.
Come sai, il popolo profondo della Bolivia, soprattutto quello escluso, indigeno, originario e contadino, dopo molte marce, sacrifici, feriti, morti e decennali mobilitazioni, è riuscito a vincere le elezioni del 2005 con un 54% inedito nella storia della Bolivia e dei paesi del continente.
Ha vinto il presidente indigeno e con lui coloro che vogliono appoggiare un processo di cambiamento utilizzando tutti i mezzi pacifici possibili, com’era il progetto del presidente Salvatore Allende in Cile. Il programma non prevedeva un'enorme trasformazione per essere in sintonia con la visione indigena basata sulla pace ed il dialogo, ma questa trasformazione doveva e deve essere ottenuta mediante la pace e l'accordo democratico civile.
Ma la domanda del popolo umile e povero risulta grave ed inaccettabile per i proprietari terrieri e gli oligarchi della destra boliviana. Dato che si cerca di rompere schemi strutturali e con questo di mettere in discussione tutto il sistema neoliberista globalizzato dell'America e del mondo, la resistenza attesa sarà di identica dimensione e avrà la stessa forza dell'azione che si vuole compiere.
Abbiamo cominciato a nazionalizzare gli idrocarburi, senza eliminare le multinazionali, abbiamo riscattato semplicemente il diritto di proprietà delle risorse degli idrocarburi.
Poi abbiamo firmato accordi o contratti legittimi e degni con i giganti del petrolio. Prima si portavano via l’82 % e ci lasciavano il 18%; ora l'82% rimane ai boliviani e a loro resta il 18. Prima erano padroni delle nostre risorse, ora sono i nostri "soci" e devono continuare a investire per l'impegno giuridico concordato. Noi partecipiamo a tutta la catena, dall'esplorazione, allo sfruttamento, al trasporto, alla commercializzazione e nel futuro prossimo all’industrializzazione.
Poi abbiamo affrontato il tema della terra. Abbiamo approvato la Legge di Riforma Agraria. Questo sì che gli ha fatto male, perché la nostra opzione irreversibile è quella di risanare la terra e far sì che la proprietà agricola svolga la Funzione Economica Sociale. Altrimenti deve essere consegnata allo Stato per essere distribuita ai contadini che non hanno terre. Non più terre improduttive, né speculative e in più ci opponiamo al latifondo.
Nel frattempo si è formata l'Assemblea Costituente, con l'elezione di 255 titolari appartenenti in maggioranza al MAS.
Fin dall'inizio si sono sentiti offesi e hanno giurato di non permettere alcun progetto di nuova Costituzione.
Hanno usato mille pretesti: i regolamenti, i due terzi, l'autonomia, la Chiesa, l'educazione e alla fine la capitale. Questo è stato un colpo a tradimento perché ha ravvivato sentimenti regionali sopiti dal 1898, quando con la guerra federale la capitale, che era Sucre, fu trasferita a La Paz.
Ci sono stati feriti, imboscate, violenze, incendi di veicoli e case, aggressioni agli "indios", insulti perché avevano l'audacia di chiedere di essere inclusi nella Carta Magna e di esigere terre per lavorarle.
E' rifiorito anche il razzismo, sopito da anni ma vivo nella classe media e nei professionisti; pur essendo quasi tutti meticci, con genitori o nonni contadini che parlavano quechua, aymara o guaranì, ora si sentono evoluti grazie all'educazione greco romana nord-americana contemporanea postmoderna e si sono trasformati in soldati difensori della cultura occidentale, rifiutando ogni identità originaria ed ogni radice indigena.
Alla fine, i membri dell'assemblea del MAS e di dieci forze politiche non estremiste hanno approvato il progetto della nuova Costituzione. E' stato il risultato di un processo arduo e pieno di resistenze alla gestione raccomandata; la Costituzione è stata approvata con enormi ostacoli a Sucre, in un Istituto militare universitario, in mezzo ad attentati e violenze. Non hanno potuto continuare i loro lavori nel centro cittadino nel Teatro del Gran Maresciallo di Ayacucho a causa dell'attacco violento della folla organizzata. Si sono dovuti trasferire a La Glorieta per approvarla e hanno dovuto fuggire di nascosto in piena notte, lungo sentieri pericolosi, inseguiti dalla folla armata da Santa Cruz sotto la direzione della Gioventù Cruceñista, che assomiglia alle SS hitleriane. Hanno incendiato sedi della polizia e dell’esercito e documenti, ma i membri dell'assemblea sono riusciti a scappare. ( Tutto questo è stato testimoniato da un membro dell'assemblea che ha subito vessazioni, la Dottoressa Rebeca Delgado).
In seguito abbiamo approvato una Legge di cambiamento di sede e data, accettando di effettuare un referendum definitorio ed approvativo, in un solo turno o in diversi, per tornare poi all'Assemblea Costituente e consegnare il nuovo testo al Presidente per la sua promulgazione.
Il prodotto dell'Assemblea Costituente è una nuova Carta Magna. Una nuova CPE, che è eccellente, giusta, completa, pacifista e soprattutto trasforma il paese.
I politici di estrema sinistra la considerano troppo tiepida nell'approfondimento della rivoluzione classica con Dittatura del proletariato e Lotta di classe e ovviamente con violenza e guerra interna.
Quasi contemporaneamente al progresso del processo della nuova CPE, gli estremisti hanno iniziato un'altra mossa di scacchi maligna, creando dipartimenti ribelli a Tarija, Santa Cruz, Beni, Pando e minacciando il separatismo nel caso di approvazione della CPE.
Sono già passati due anni da quando abbiamo approvato la Legge di Convocazione per l'Assemblea Costituente; il progetto è pronto e stiamo lavorando sui punti di dissenso mediante il Referendum costituzionale.
Volevamo convocare il Referendum per definire solo un articolo: il tema su cui non si è trovato consenso in realtà è uno solo e riguarda l'estensione della terra di proprietà, se 5.000 o 10.000 ettari. Esistono grandi latifondisti proprietari di centinaia di migliaia di ettari. Era prevedibile che avrebbero reagito ricorrendo alla violenza.
Allora hanno escogitato un'ultima mossa da maestro, elaborando i loro "Statuti Dipartimentali", che hanno un carattere sedizioso e separatista.
L'opposizione ha fissato la data del 4 maggio per effettuare referendum TOTALMENTE illegali, illegittimi ed incostituzionali. Pretendono di creare qualcosa di più di un federalismo: una Confederazione separatista, uno Stato dentro un altro Stato. Vogliono che ogni dipartimento abbia tutti poteri e le competenze dello Stato Nazionale, appropriandosi dei benefici esclusivi di tutte le risorse naturali, vogliono forze armate, polizia, organi legislativi, magistratura, tributi, ridistribuzione della terra, nazionalità e cittadinanza propri. Infine vogliono che il governatore possa ridistribuire le terre per ottenere tutto il contrario di ciò che vogliamo noi : il latifondo.
Accettiamo l'economia agricola di scala, se è produttiva e non speculativa, ma soprattutto desideriamo rafforzare la piccola e media proprietà per risolvere l'insicurezza alimentare della nazione.
Ci troviamo a questo punto. Ci hanno ingannato e abbiamo peccato di ingenuità durante due o tre mesi, da gennaio a marzo, perchè non abbiamo approvato nel Congresso la data del referendum del progetto dell'Assemblea Costituente.
L'opposizione della destra oligarchica, proprietaria terriera e latifondista ha fissato come data per approvare i suoi Statuti Dipartimentali il 4 maggio. E' un atteggiamento di disubbidienza che punta ad una rivolta perseguibile per legge.
Eravamo in una situazione impari per arrivare al tavolo di dialogo convocato dal presidente Evo Morales. Loro avevano tutto da guadagnare facendo pressione sulla data, noi non avevamo ancora convocato il Congresso per approvare il Referendum. Sono riusciti a mettere sullo stesso piano i loro Statuti illegali con la nuova CPE. C'era l'urgenza di approvare al Congresso una legge specifica.
Inoltre, non hanno proposto differenti possibilità di dialogo, con prefetti, coi tecnici della prefettura, con gruppi parlamentari e civici e con i rappresentanti delle forze politiche principali d'opposizione, tutto è fallito per la mancanza di intenzionalità dei gruppi coinvolti.
Dialogo frustrato per due mesi e mezzo e loro rimandavano la conclusione ed il risultato di un consenso alternativo.
E' stato allora che abbiamo capito che, se avessimo permesso all'opposizione di arrivare al 4 maggio ed approvare gli Statuti Dipartimentali, poi sarebbe stato impossibile tornare indietro e la Bolivia si sarebbe divisa. E questo non potremo mai permetterlo!
Siccome non intendevamo adottare provvedimenti violenti come lo Stato d'assedio, o qualunque altra misura di forza, non ci è rimasto che fissare la stessa data, il 4 maggio, per approvare anche la nuova CPE
Si sono strappati i vestiti perché abbiamo convocato in una sessione del Congresso due loro senatori che un anno fa si erano schierati a favore del popolo. A Pando hanno bruciato la casa a uno dei due, perché aveva votato a favore della riforma agraria.
Abbiamo raggiunto il quorum, con la piazza principale piena di movimenti sociali che esigevano di approvare la legge referendaria.
Arrivato il momento, il vicepresidente non ha aperto il dibattito e abbiamo approvato la legge. C'erano deputati e senatori di minoranza che gridavano e cercavano di interrompere la sessione a colpi e spintoni, ma non lo abbiamo permesso. Abbiamo chiuso rapidamente la sessione.
Il direttivo degli oppositori è uscito sulla stampa gridando alla dittatura. E' stato il rischio che ci siamo assunti davanti all'opzione di dividere la Bolivia, con piena coscienza dell'atto parlamentare.
All'entrata al Congresso, una deputata del PODEMOS e giornalista si è rivolta in modo imprudente all'insieme dei movimenti sociali venuti da diversi punti dell'altopiano e della valle, che avevano vigilato per tre giorni e tre notti. Ovviamente è stata accolta con fastidio e quasi aggredita; in realtà l’hanno spintonata, ma lei è stata imprudente. Credo che se per ipotesi andassi a Santa Cruz ad un Consiglio comunale e mi mettessi ad inneggiare a Evo Morales, mi ammazzerebbero .
Bene, cara Juanita, stiamo vivendo un momento difficile: loro sono decisi ad arrivare al 4 maggio malgrado sappiano quanto sia delicato ed irrazionale il loro progetto, soprattutto l' illegalità della loro convocazione. Porteranno avanti il loro referendum sì o sì il 4 maggio. Noi non siamo sicuri di continuare né di accettare questa pressione separatista, perché non rispondono a nulla, neanche alla proposta di mediazione della Chiesa Cattolica chiesta dal Presidente Morales con una visita al Cardinale Terrazas.
Il prelato ha chiesto all'arcivescovo Juárez di intervenire, ma neanche questo ha funzionato.
Le forze armate si sono già pronunciate, affermando che non permetteranno alcuna divisione, ma questo ammonimento non li smuove. Il governo e la Corte Elettorale non daranno l'assistenza della polizia, ma a loro non importa e dicono che organizzeranno forze civili per proteggere il Referendum dipartimentale.
Crediamo che il popolo maggioritario della patria ci darà ragione e si pronuncerà contro l'Autonomia de facto.
Prima dev’essere approvata la nuova CPE e poi verrà l'autonomia dipartimentale, regionale, municipale e comunitaria, indigena, originaria contadina. Queste ultime autonomie non sono accettate dai prefetti e dai civili dell'opposizione, perché vogliono assegnare ai dipartimenti tutti i benefici e decentrare tutti i difetti della centralizzazione.
Noi vogliamo che l'autonomia sia un strumento politico di giustizia sociale così che, riconoscendo competenze a municipi, regioni e comunità, tutti i benefici arrivino all'ultimo cittadino nell'ultimo angolo della terra boliviana.
L'opposizione ha un comportamento sfacciato: per loro non può esserci una nuova CPE, ma Statuti dipartimentali autonomistici e separatisti sì.
È una disubbidienza totale, una rivolta e un separatismo incoraggiati da tutte le forze d'opposizione - Aznar dalla Spagna, Bush dagli Usa, ambasciatori, oligarchi, civili della Media Luna, prefetti e i mezzi di comunicazione nazionali ed internazionali. L’USAID, una ONG americana, interviene con mezzi economici ed agisce contro il governo finanziando consigli comunali, statuti e violenza.
Non posso accettare questa alternativa. Non l'accettiamo. Non possiamo permettere il ritorno al neoliberismo, la privatizzazione delle risorse nazionalizzate, la proprietà della terra con servitù ed in molti casi con schiavismo; non possiamo tornare all’epoca coloniale, quando i fratelli indigeni erano visti come paria, come cittadini di quinta categoria.
Insisteremo con il dialogo e la possibilità di ottenere consensi, è difficile davanti a nemici tradizionali razzisti, con un forte appoggio dei nemici di sempre, quelli che da sempre fanno i maggiordomi ed i padroni.
Vedremo quale sarà il ruolo della Chiesa, si sono già pronunciati contro la nuova CPE, ma abbiamo la speranza che Gesù Cristo, il Maestro umile falegname, che disse che è più facile che un cammello passi per la cruna di un ago piuttosto che un ricco entri nel Regno dei Cieli, li illumini e che la sua mediazione possa arrivare a buon fine.
Nel tempo che resta, i mass media nemici pagati protestano perché nella nuova CPE c'è un articolo che dice: "Ogni boliviano ha diritto ad un'informazione "VERA E Responsabile". Sostengono che questo è un attentato alla libertà di espressione, pertanto il governo, Evo, i membri dell'assemblea sono nemici della libertà di espressione.
A questo proposito, Juanita, ci è arrivata una lettera di un professionista di valore, Don Alfonso Gumucio Dagrón che ti trascrivo.
Ti mando tutto il mio affetto, sperando che il Movimento Umanista Mondiale capisca le nostre angosce ed affanni patriottici.
Gastón Cornejo Bascopé. Tuo fratello nel miglior senso umanista.
Pace Forza ed Allegria.
Senatore Gastón Cornejo Bascopé
Marzo 2008
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